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Rat Race Dirty Weekend: una folle gara raccontata dal nostro Trainer Giulio.


6 Maggio 2018. Stamford - UK. Rat Race Dirty Week End. 20 miglia (32 Km). 200 ostacoli. Si autodefiniscono “ The world’s largest assault course”.

Finalmente ci siamo. L’appuntamento che aspetto da quasi un anno è alle porte e l’ansia, bisogna ammetterlo, è alle stelle da qualche giorno. Un pò perchè non mi sono allenato quanto avrei dovuto/voluto (ma non è sempre così?), un pò perchè 32 chilometri di corsa non li ho mai fatti, un pò perchè stavolta sarò da solo ad affrontarli e per di più in terra straniera. Almeno c’è quella santa donna di Monica che mi accompagna e mi da un pò di sostegno morale!

Si parte il venerdì pomeriggio e si passa la notte a Londra, non prima di aver fatto un bel carico di carboidrati al ristorante italiano di fronte al nostro albergo (il piatto nazionale, fish and chips, non mi sembrava adatto), La mattina presto si va alla stazione di King Cross e subito sul treno per Peterborough, nel Lincolnshire, piccola tappa in albergo per una colazione ricca e sostanziosa ed è già il momento di prepararsi. Dimenticavo: il tempo fa schifo! Temperatura intorno ai 10 gradi, cielo che più grigio non si può, tipica pioggerellina inglese e vento freddo...e l’ansia sale ancora di più. Mi preparo in stanza ed è ora, ci facciamo chiamare un taxi e ci avviamo verso Stamford, nei pressi della Burghley House, la splendida dimora Vittoriana intorno alla quale si snoderà il percorso della Rat Race. Giusto per farmi salire un pò di ansia in più il tassista sbaglia strada e ci fa arrivare tardi all’area eventi, dove inizio con le procedure di registrazione e prendo contatto con gli altri partecipanti e con l’atmosfera generale che, bisogna dirlo, è davvero di festa!

Si capisce la grandiosità dell’evento solo osservando i mastodontici ostacoli posti nelle vicinanze, in particolare il famigerato Big One, l’ostacolo finale: un enorme container a 5 livelli da scalare per poi lanciarsi su un megascivolo che conduce dritto alla finish line. Bello. La domanda è: ci arriverò?

Procedo con la vestizione: doppia maglia tecnica (una lunga e una corta), idem per pantaloni e calzini a compressione, guanti e scarpe, camelback (lo zainetto con 2 litri d’acqua e sali minerali che puoi bere semplicemente succhiando dal tubicino collegato) e poco altro. Con in testa la fascetta gialla su cui è scritto il mio numero di gara sembro Rambo che parte in missione! :-D

La mia batteria parte alle 12:30, dopo essere stati caricati a dovere dagli speacker sul palco che ci danno tutte le indicazioni di sicurezza e ci guidano nel riscaldamento. Ormai sono in ballo, non si può più tornare indietro!

Come sempre accade, ansie e preoccupazioni spariscono non appena si comincia a correre e vengono sostituite dall’adrenalina e dal divertimento: anche se il clima è inclemente, il paesaggio è da subito magnifico e nella prima parte di percorso passiamo accanto alla Burghley House, davvero una vista suggestiva. Da subito tanti ostacoli dove si ha la sensazione che lo scopo di questa manifestazione sia solo di far divertire i partecipanti senza metterli troppo in difficoltà...una pia illusione, ma lo scoprirò più avanti. Si entra in vasche piene di palline colorate, si percorre un centinaio di metri rimbalzando seduti sopra un grosso pallone con maniglia, si striscia sotto coperture e tendaggi trasportando copertoni, si entra in un capanno dove si viene ricoperti da schiuma sparata da tubi e così via, sempre col sorriso sulle labbra.

Si passa all’interno di bellissimi campi, fattorie e persino aree scolastiche e piccoli tratti urbani incontrando più o meno qualunque tipo di ostacolo si possa immaginare in una OCR: muri di ogni altezza e inclinazione, cargo net, barbed wire, trasporti di ogni genere (mai particolarmente pesanti, ad essere onesti) e chi più ne ha più ne metta. Si entra nel bosco e gli ostacoli si fanni via via più impegnativi (e decisamente più grossi!): rimango impressionato dalla bellezza delle strutture in legno che fanno capire quanto lavoro ci sia dietro un evento del genere: si passa su e giù attravero gli alberi facendo gli equilibristi su assi, saltando, scavalcando e strisciando sempre con una sensazione di sicurezza grazie alla presenza dei numerosi Marshall (tutti simpaticissimi e sempre con una parola di incitamento) lungo il percorso e la correttezza dei partecipanti che si comportano bene nelle inevitabili situazioni di “tappo” che si vengono a creare davanti agli ostacoli più complicati o alti.

Nota di colore: c’è persino un tratto di gara dove nascosti tra gli alberi sbucano fuori all’improvviso tizi mascherati da streghe e mostri vari...c’è persino il pagliaccio di IT! Ho visto qualcuno saltare per lo spavento.. :-)

Intorno al miglio 7, si inizia a fare sul serio. Questa area si chiama WarZone, e presto scopriamo perchè. Vasche di fango (l’odore non è dei migliori), filo spinato e un solo obiettivo: avanzare. Tutti preoccupati perchè coperti interamente dal fango, ma neanche qualche centinaia di metri ed ecco l’occasione di lavarci..il primo incontro con le gelide acque del fiume! Qui inizio a sospettare che arrivare alla fine di quaesta gara non sarà una passeggiata... Entrare in acqua è un’esperienza, come dire, rinvigorente! Per un attimo cuore e respiro si fermano, poi capisci di essere ancora vivo e ricominci a muoverti. Anche perchè se ti fermi, con il vento che c’è, l’ipotermia è assicurata. Quindi veloci ad attraversare i numerosi guadi e subito via con la corsa per cercare di mantenere alta la temperatura corporea.

Si esce dal bosco e siamo nel regno delle balle di fieno: piramidi da scalare e campi aperti su cui affrontare un’altra bella tornata di ostacoli mai banali, e anche una stazione di rifornimento dove fare pausa per reintegrare un pò di liquidi e fare un piccolo snack.

Al miglio 10 siamo nell’area chiamata “Containerization”, e capite da soli cosa ci aspetta: containers, containers e ancora containers. Ci si arrampica e si salta da una struttura all’altra con passaggi di qualunque tipo: assi di equilibrio, reti, pali coi quali lanciarsi, percorsi aerei e quant’altro. Lo posso dire: mi sto divertendo come un matto, il fisico regge botta e il freddo (l’ostacolo numero uno per me) è sotto controllo. Ma la pacchia sta per finire.

Al miglio 11 comincia per me una seconda gara. Siamo nella zona “Man vs. Lake”, e il nome dice tutto. Avrebbe già dovuto lasciarmi pensare il fatto che all’ingresso di quest’area tutti debbano indossare un giubbetto di salvataggio.. si sale su una struttura a due piani (io salgo al secondo, figuriamoci) e da li ci si lancia nell’acqua (un bel tuffo di quasi 10 metri) per poi nuotare fino all’altra sponda. Finita? Quando mai! E’ solo l’inizio di una interminabile serie di passaggi in acqua (tra scivoli, immersioni sotto a strutture galleggianti, salti su gommoni gonfiabili e monkey bars (per me era come affrontarle con i moncherini, le mani ghiacciate già non rispondevano più) che sono divertenti e terrificanti in egual misura. Penso di non aver mai provato tanto freddo in vita mia!

Finalmente si esce da queste infamissima zona acquatica e ci troviamo dentro quello che sembra un enorme sito di costruzione, dove non posso non citare l’infinita serie di tubi sotterranei all’interno dei quali abbiamo dovuto strisciare..claustrofobia ne abbiamo? Almeno li sotto si sta più caldi, anche se a volte il buio e la mancanza di spazio mettono un pò di inquietudine.

Riemergiamo e siamo di nuovo nel bosco: altre strutture in legno, tantissimi ostacoli di equilibrio e tanti “grandi classici” delle mud run come corde, muri ecc..

Una menzione speciale la merita lo straordinario “Ewok Village”: sembra davvero di essere sul set di Guerre Stellari per quanto sono belle, maestose ed elaborate le strutture in legno e corde costruite in quest’area. Rimango davvero ammirato mentre mi cimento con qualunque tipo di movimento che il nostro corpo ci concede per attraversare questi ostacoli concepiti da menti “malate” e superiori. Per non farci mancare nulla, quest’anno l’organizzazione ha aggiunto un ostacolo denominato “Rollercoaster” che consiste in una lunghissima serie di assi di equilibrio che si snodano su e giù tra gli alberi, anche ad altezze non trascurabili; ovviamente ci sono reti di protezione quasi ovunque, a ribadire il concetto di “safety first” che non è mai mancato per tutta la durata della corsa.

Usciti dal bosco, siamo di nuovo in spazi aperti e sembra di cominciare una nuova gara dove ci vengono snocciolati metro dopo metro ostacoli su ostacoli: tra gli altri, una bella sequela di pareti verticali di pneumatici e tutti i tipi di trasporto immaginabili su e giù per una collina. L’area termina con un simpatico scivolone bagnato che ci fa tornare bambini e ci “lancia” verso la zona successiva, dove la Rat Race mostra la sua vera natura...

Siamo intorno al Km 21 e quest’area si chiama “Biggest, baddest, boldest”. Prendete i tipici ostacoli da OCR (Monkey Bar, Piramidi, Barbed Wire ecc..) e moltiplicateli per 10 (sia come numero che come dimensioni). Purtroppo anche la mia stanchezza inizia ad essere moltiplicata per 10 e i crampi fanno capolino, quindi inizio a rallentare e spesso alterno tratti di camminata e tratti di jogging. La meraviglia delle meraviglie è la Mokey Bar più lunga del mondo (certificata e presente nel “Guinness World Records”): oltre 140 metri di brachiazione che in pochissimi sono in grado di completare. Io non sono tra questi, purtroppo il freddo mi ha fatto perdere sensibilità sulle mani e quindi la attraverso a tappe, ma quanto mi sarebbe piaciuto provarla da “riposato”! Come detto anche i successivi ostacoli presenti in quest’area sono in “formato famiglia”, e così si passa dallo scalare una gigantesca piramide di balle di fieno allo strisciare per centinaia di metri.

La corsa inizia ad essere l’ultimo dei miei pensieri, quello che conta per me in questo momento è arrivare alla fine..batto i denti, sento i muscoli imballati e i crampi in agguato, quindi ora gestirsi è fondamentale: nè troppo piano (fa freddo!), nè troppo veloce..se mi blocco ora per i crampi, mi portano via con l’elicottero :-)

E mancano ancora 10 Km!

Le aree successive scorrono lentamente, tutte belle, particolari e a tema, cito tra le tante:

- “The front lawn”, il paradiso delle pareti da attraversare lateralmente sfruttando ogni genere di appiglio

- “The bushwhacker”, l’ennesimo tratto di boscaglia dove si incontra il famoso “rave in the shed”, un capanno all’interno del quale, appunto, sembra di essere in un rave: buio pesto, luci psichedeliche e musica techno a palla che rendono surreale la scena e ti stordiscono positivamente. Pensi: “Ma sta accadendo davvero o sono io troppo cotto?”

- “The party lizer”, una nuova serie di ostacoli davvero particolari con design unici dove la creatività degli organizzatori tocca vette inarrivabili

- “Funbags”, area dedicata quasi esclusivamente a ostacoli gonfiabili

- “Net3”, il regno delle reti: ce ne saranno una ventina consecutive, di tutte le altezze e dimensioni, da attraversare sopra, sotto, di lato e in qualunque altro modo vi venga in mente.

Ed eccoci arrivati in prossimità dell’arrivo! C’è ancora da strisciare sotto un filo spinato, con tanto di bambini intorno appositamente dotati di pistole ad acqua per poterci schizzare durante l’attraversamento (questo è sadismo!). Io decido di barare, se mi piego mi parte sicuramente il crampo, e passo di lato. Un bambino mi insegue e mi annaffia col suo Liquidator..ben mi sta! In realtà mi sono tenuto le forze per il penultimo ostacolo..”the Travelator”! Una parete inclinata da superare di corsa, ma con un piccolo particolare: c’è un nastro trasportatore che scorre verso il basso! Prendo la debita rincorsa, parto a mille (o così mi sembra, dopo 32 Km non garantisco) e riesco incredibilmente ad arrivare in cima dove mi lancio a pesce per superare l’ultimo tratto, atterrando di faccia sul ginocchio di una Marshall che mi si era parata davanti, forse per aiutarmi. Poco male, ormai sono insensibile e l’ostacolo è superato, quindi tutto ok!

Sono arrivato davanti al BIG ONE! Mi sento chiamare, mi giro e vedo Monica! Quasi mi commuovo, sono passate 6 ore (!!!!) dalla partenza e lei ha avuto la pazienza di aspettarmi senza andarsene in albergo nonostante il freddo..that’s amore!! Ancora non sa che dovrà aiutarmi a cambiarmi come si fa con un pupo, sono totalmente inabile.. Mentre aspetto di poter salire ognuno dei 5 livelli di questo ostacolone finale (alla fine ci vorrà mezz’ora a causa della fila che si è creata e per questioni di sicurezza) mi faccio fare un pò di foto e cerco di scaldarmi in mezzo alle tante persone intorno a me. Stare fermo, tutto bagnato e con quel venticello è deleterio. Finalmente (non senza fatica, raccogliendo le ultime forze e muovendomi piano piano) arrivo in cima, è il momento più bello. Aspetto l’ok del Marshall e mi lancio giù per il mega scivolone finale che mi conduce dritto all’arrivo, dove mi mettono al collo la medaglia e, come rito vuole, batto la mano sul gonfiabile della finish line.

Ce l’ho fatta, ho avuto il mio Rat Race Dirty Weekend!!

Sorvolo sul prosieguo della giornata per motivi di dignità.. :-D

Voto alla gara: 10

Voto all’organizzazione: 10

Voto alla location: 10

Voto al clima inglese: 2


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