Come già spiegato in un precedente articolo, HMO è l’acronimo di Human Movement Optimization o più semplicemente, in italiano, ottimizzazione del movimento umano. Il nome racchiude in se, in solo 3 parole, quella che è l’anima più intima di questo modello di approccio all’ attività motoria. Lo scopo finale, infatti, è proprio quello di rendere il movimento umano meno “imperfetto”, quindi ottimizzato, indipendentemente dal tipo di movimento di cui stiamo parlando. Una definizione (che mi è stata fornita durante la formazione) di HMO è: “un linguaggio fatto di movimenti atti a parlare DIRETTAMENTE col nostro sistema nervoso per far sì che questo ci permetta una MIGLIOR ESPERIENZA DI VITA”.
Questo perchè l’azione di OTTIMIZZAZIONE avviene proprio attivando risposte del nostro cervello a stimoli esterni che produciamo muovendo parti del corpo particolarmente gradite al cervello stesso, perchè fortemente innervate e presenti in maniera rilevante in quelle che vengono definite mappe virtuali o homuncoli, cioè la rappresentazione del nostro corpo vista con gli occhi del nostro SNC.
Le vie di accesso, i canali di comunicazione, che vengono utilizzati per dialogare con il sistema nervoso sono il sistema propriocettivo, il visivo, il vestibolare ed il respiratorio. Vengono sviluppati esercizi specifici per ognuno di questi, sempre a seguito di una valutazione iniziale necessaria a capire se un soggetto necessita maggiormente dell’utilizzo di uno o dell’altro e come dosare e somministrare il carico motorio tramite quello specifico canale. Il risultato è strabiliante, permettendo un salto avanti immediato nell’ obiettivo ricercato, dalla gestione del dolore cronico all’ aumento di forza, dal miglioramento in termini di esplosività alla flessibilità, dalla resistenza alla postura. L’immediatezza della risposta è subordinata al fatto che il SNC è il sistema più plastico, funzionalmente parlando, ed è in grado di attuare con velocità estrema modificazioni a livello globale per creare il cambiamento.
Uno screening HMO inizia sempre con una attenta anamnesi, seguita dall'analisi della camminata grazie alla quale il Trainer è in grado di identificare i canali su cui iniziare a lavorare per ricercare il miglioramento, sia esso in termini di dolore, performance o quant'altro. Si sceglie un movimento target, tendenzialmente quello in cui il soggetto ha più difficoltà oppure quello che gli comporta dolore o sul quale semplicemente vuole incrementare la produzione di forza. Il Trainer somministra dei drills, semplici esercizi di mobilità articolare, con un preciso ordine a seconda del caso per testare in continuazione le immediate risposte del Sistema Nervoso a tali stimoli. Evidenziati i movimenti che hanno prodotto i maggiori benefici, sarào in grado di somministrare tali esercizi che, come fossero dei farmaci da assumere con una determinata posologia, andranno eseguiti per alcuni periodi al fine di migliorare la mappatura virtuale del Sistema Nervoso del soggetto, portandolo in breve tempo a miglioramenti impensabili.